I cavallucci marini e lo stretto di Messina
C’era una volta un nonno al quale la nipotina mostrò una cartolina in bianco e nero
con il mare ed un ponte.
La bambina disse: «Nonno, ma perché non mi hai fatto passare su quel ponte?».
Il nonno sorrise e le rispose: «Quella è l’antica leggenda del perché non si costrui-
rà mai il ponte sullo stretto di Messina, ora ti racconto».
Molti, ma molti anni fa in un angolino del mondo dove vanno in vacanza le fate, si formò uno spazio tra due terre che subito il mare colmò con la sua limpida acqua
di mare di Sicilia.
Così nacque lo stretto di Messina.
Ci fu un gran trambusto, come sempre… quando accade un cambiamento… in quel trambusto s’incontrarono due ippocampi… un maschio e una femmina.
In un batter di ciglia l’ippocampo e l’ippocampa si innamorarono ed il trambusto si tramutò in passione d’Amore.
La stretta e azzurra striscia di mare cullava il loro sentimento, nuotavano felici come sanno fare solo due amanti, appagati dalla bellezza dell’ambiente che li circondava.
La bella ippocampa con il solito intuito femminile, confidò al suo amato la paura
che se la terra si fosse ricongiunta… quel cambiamento avrebbe rovinato la loro sto-
ria d’amore.
L’ippocampo prese lo schiacciapensieri le suonò e cantò una serenata per tran- quillizzarla: «Amuri… amuri… nun ti scantari ch’jo le terri nun fazzu ch’jù avvicinari,
picchi cu tja vagghiu pe sempre ristari! Amuri, prinizza e dinari so tri cose che nun se ponnu ammucciari e cu tja vogghiu ristari!».
Amore, amore non ti preoccupare che io le terre non farò riavvicinare, perché con
te voglio per sempre restare e… Amore, amore non ti preoccupare, perché amore,
pancia e danaro sono tre cose che non si possono nascondere e con te voglio restare.
Il dio del mare aveva visto ed ascoltato, toccato da tanta delicata melodia, da così
intenso sentimento rese omaggio a quell’amore.
Chiamò chi aveva il controllo dei venti ed ordinò: «Vai con i tuoi fratelli e soffia,
soffia, su chiunque vorrà ricongiungere le due terre. Prendi con le sorelle nuvole fiori
d’arancio, di zagara, di gelsomino, di mandorlo con api e farfalle scegli i petali più
profumati e spargili come nettare su pentagrammi musicali durante il matrimonio dei due ippocampi sullo stretto. Nulla dovrà deturpare questo luogo!
C’è bisogno solo di ponti di AMORE e saranno loro i due sposi a fare da guar- diani a questo angolino incantato. Qui torneranno in vacanza le fate nella magica not-
te di ferragosto in visita al gigante ed alla gigantessa».
Il dio del mare invitò le stelle del firmamento, il sole, la luna e tutti gli abitanti del
mare alle nozze. Terminata la cerimonia tutti tornarono alle loro dimore. Alcune stel- le ospiti nel castello di magodelfino restarono nel mare con coralli, perle, conchiglie
altre tornarono nelle bacchette delle fate che avevano partecipato alle nozze. Le stelle
furono testimoni dell’incantesimo d’amore, i due ippocampi iniziarono una magica
danza e in un fremito si ricoprirono d’oro tenendosi per le codine scambiandosi la promessa di fedeltà.
Così restarono per sempre.
Qualcuno li ha visti nella notte di ferragosto, quando le fate tornano lì in vacanza.
I due ippocampi sciolgono le loro codine e danzano felici fino all’alba, la femmina
depone le uova nella sacca del maschio che le feconda e le partorisce.
La bambina rimase un po’ perplessa era ferragosto ed era lì in vacanza.
Il nonno la guardò e le disse: «Ora non puoi capire questa fiaba, quando sarai più
grande e andrai a bere ad una fontana con il volto ed il nome di donna ti verrà in mente».